Crotone, 23 luglio 2015 – Hanno distrutto il vivaio, asportati i teli che proteggevano le piante dal terreno e quello che copriva la serra. Poi nel magazzino hanno rubato attrezzi vari, raccordi per l’irrigazione, un decespugliatore. La mafia ha voluto colpire nuovamente la cooperativa Terre Joniche-Libera terra che a Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, lavora terre confiscate al clan Arena. Un gesto di intimidazione contro chi sfida i clan rendendo evidente che un’alternativa è possibile, concretamente.
“Tutto il mondo della cooperazione – ha dichiarato il presidente Mauro Lusetti – è con Terre Joniche, perché nella loro azione vivono i valori di tutti noi, quelli che devono spingere avanti ogni giorno il nostro lavoro. L’intimidazione è pesante, ma chi l’ha effettuata deve sapere che non andrà da nessuna parte. Noi continuiamo e da questo episodio traiamo solo nuova forza per non lasciare solo chi sta facendo la propria parte in prima linea e per sostenerlo sempre di più”.
La cooperativa Terre Joniche aveva acquisito alcuni terreni confiscati ad Isola Capo Rizzuto agli Arena, una delle cosche più potenti della Calabria. Ora i ragazzi della cooperativa coltivano finocchi, seminano cicerchia, raccolgono il grano, ospitano volontari da tutta Italia. “Il compito della cooperativa non può essere quello di sfidare frontalmente la mafia – spiegava qualche tempo fa Raffaella Conci, una delle fondatrici – ma piuttosto di dimostrare che esiste un’alternativa alla mafia”.
L’intimidazione testimonia che proprio questa è oggi la sfida più frontale alla mafia: far vedere alla gente che c’è un’alternativa. Che si può uscire dalla miseria senza passare dai clan, che insieme si può costruire qualcosa di diverso. Ma più forte ancora dell’intimidazione è la reazione dei ragazzi della cooperativa: “Un episodio spiacevole ma andiamo oltre” si è limitata a commentare Raffaella Conci. Perché nessun attentato è più forte dell’impegno e del coraggio di chi vive insieme i propri valori.
