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Iniziative di inclusione sociale e lavorativa in sicurezza nell’Istituto penitenziario di Capanne

Nell’ambito del Protocollo firmato nel maggio 2024 tra il Nuovo Complesso Penitenziario Perugia “Capanne”, l’UDEPE di Perugia, il CESF-Scuola edile di Perugia ed i rappresentanti delle Parti sociali del settore edile (Ance Umbria, CNA Umbria, Confartigianato imprese Umbria, Legacoop Produzione e Servizi, Fillea CGIL Umbria, Filca CISL Umbria, Feneal UIL Umbria), sono state previste attività volte all’inclusione sociale dei detenuti attraverso la realizzazione di percorsi mirati alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo nel settore dell’edilizia anche attraverso il ricorso all’istituto del lavoro all’esterno e alle misure alternative alla detenzione hanno preso avvio nel mese di maggio due nuovi percorsi formativi.

L’obiettivo degli interventi formativi professionalizzanti destinati a detenuti del carcere di Capanne, è quello di contribuire al recupero sociale e professionale degli individui che hanno scontato una pena o sono ammessi al regime dell’articolo 21 dell’Ordinamento Penitenziario, che prevede la possibilità di uscire dal carcere durante il giorno per finalità  lavorative. Il programma potrà contribuire inoltre a fornire risposta alle difficoltà derivanti dalla  grave carenza di manodopera del settore delle costruzioni.

Il programma si integra anche con le azioni previste nel recente Accordo tra  CESF, TeSEF e INAIL Umbria  “Donne sicure in cantiere: la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali in un’ottica di genere”, che prevede vari interventi volti a sostenere  la cultura della prevenzione della salute e della sicurezza sul lavoro nel  settore delle costruzioni e  al contempo a valorizzare l’ingresso e la presenza delle donne in un ambiente operativo tradizionalmente a prevalenza maschile.

Una delle attività previste dall’Accordo è quella di avvicinare le detenute alla conoscenza delle opportunità lavorative che offre il settore edile, attraverso incontri da realizzare all’interno della sezione femminile dell’Istituto penitenziario di Perugia Capanne.

A partire dallo scorso maggio il CESF ha realizzato due nuovi percorsi formativi professionalizzanti finalizzati all’inserimento lavorativo in imprese edili del territorio dei detenuti e delle detenute: un corso  di muratura  per 15 detenuti della sezione maschile, e un corso di  finiture per 11 detenute della sezione femminile (realizzato tra l’altro in collaborazione con Inail Umbria nell’ambito del progetto “Donne sicure in cantiere”).

Nei giorni scorsi si sono svolti gli incontri con le numerose imprese interessate ad assumere gli allievi in possesso dei requisiti per accedere alle pene alternative.

Alle donne che al termine del corso saranno interessate a lavorare nel settore delle costruzioni, verrà proposta anche  la possibilità di costituire una Cooperativa  a cui le imprese del territorio potranno rivolgersi per subappaltare lavori di finitura nei propri cantieri.

Ieri, mercoledì 30 luglio presso il Carcere di Capanne, si è svolta la cerimonia conclusiva dei corsi realizzati dal CESF.

Sono intervenuti Antonella Grella, Direttrice del Carcere, Walter Verini, Senatore della Repubblica, Fabio Barcaioli, Assessore all’istruzione, formazione e welfare della Regione Umbria, Andrea Stafisso, Assessore allo Sviluppo economico del Comune di Perugia, Alessandra Ligi, Direttrice Inail Umbria, Giacomo Calzoni, Presidente di Ance Umbria, Elisabetta Masciarri, Segretario regionale Fillea-CGIL, Emanuele Petrini, Segretario regionale della Filca-CISL e Vicepresidente del CESF, Nicola Brauzzi per la Feneal-UIL, Agostino Giovannini Presidente del CESF e Matteo Ragnacci presidente Legacoop Produzione e Servizi Umbria.

Tutti i presenti hanno sottolineato l’importanza di iniziative come questa, volte a dare nuovi stimoli e nuove opportunità ai detenuti. Prima della consegna ufficiale degli attestati, i presenti hanno voluto ascoltare gli allievi, gli agenti di Polizia penitenziaria e gli educatori che hanno espresso parole di speranza perché l’iniziativa possa essere in futuro ripetuta in modo da offrire ad altri detenuti le stesse opportunità.

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