Caserta, 27 luglio 2015 – Contro le intimidazioni mafiose. A parole, certo, ma anche con i fatti. La cooperazione si conferma in prima linea a fianco delle aziende che resistono al racket o che gestiscono beni confiscati alle cosche. L’ultimo episodio in Campania: la camorra brucia l’azienda di uno degli imprenditori simbolo anti-racket e Coop Adriatica, poche ore dopo, gli annuncia la propria disponibilità per sostenere la ricostruzione.
La Cleprin è la fabbrica di detergenti di Sessa Aurunca di proprietà di Antonio Picascia, l’imprenditore che nel 2007 aveva denunciato un tentativo di estorsione, facendo arrestare e condannare gli emissari del clan Esposito-Di Lorenzo. Le fiamme, appiccate attorno all’una e trenta di notte, sono state appiccate nel deposito e si sono estese a quasi tutti gli altri capannoni dello stabilmento.
Ma Picascia non si mostra per niente intimidito: “Gli scarafaggi che in quattro ore hanno distrutto quasi tutto quello che avevo costruito in 20 anni di fatica non mi fanno paura” ha detto alla folla di amici che si erano radunati nel piazzale dell’impianto per testimoniargli solidarietà. “Sono partito dal nulla, investendo tutto quello che avevo, insieme ai miei soci, ci siamo riempiti di debiti. Queste mura le abbiamo tirate su col sudore e col sangue. Ora ricominceremo quasi da zero, con la consapevolezza di non essere soli”.
Una consapevolezza sostenuta dai fatti. “Sappiamo di avere tanti amici al fianco” ha spiegato l’imprenditore. “Proprio poco fa – ha raccontato poche ore dopo l’attentato – il presidente della Coop Adriatica con la quale stiamo avviando una collaborazione, appena saputo dell’incendio, mi ha chiamato per dichiararsi disponibile a finanziare la ricostruzione. Di sicuro già da lunedì ripartiremo dai capannoni che si sono salvati”. Intanto un testimone oculare si è presentato per raccontare di aver visto l’auto degli attentatori: una Fiat Punto Evo di colore chiaro. Un altro colpo all’omertà di cui la mafia si nutre.
